Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione Cookie Policy.

  • Categoria: Attualità
  • Visite: 290

“Hatem il buono” di Nicola Incampo

Hatem il buono” di Nicola Incampo

 

Foto Nicola Incampo 250Quando a scuola dovevo far riflettere i miei alunni sul verbo “condividere” narravo sempre il racconto di “Hatem il buono”.

La leggenda è la seguente:

C’era una volta un signore molto ricco che aveva un figlio.

Questo figlio si chiamava Hatem ed era molto buono con i poveri: li aiutava in ogni modo, dava loro cibo e vistiti e avrebbe dato perfino la vita se fosse stato necessario.

Il re di quella terra sentì parlare di quest’uomo così buono e divenne geloso della sua popolarità.

Ordinò alle sue guardie di bruciare la casa di Hatem e di appendere un cartello nella strada: “Chi mi porterà Hatem vivo o morto riceverà una ricompensa di 25.000 ducati d’oro”.

Gli amici di Hatem lo avvertirono e gli dissero di abbondonare subito la città.

Così travestito da mendicante si rifugiò nella foresta.

Camminò per miglia e miglia finché trovò una caverna dove poté ripararsi.

Si era appena seduto su un tronco e stava riflettendo sulla sua sventura, quando sentì un povero tagliaboschi che, appoggiato ad un albero lì vicino, diceva: “Se trovassi Hatem tutti i miei problemi sarebbero risolti”.

Hatem ebbe pietà del vecchio e gli disse: “Eccomi, sono Hatem.

Portami dal re e riceverai la ricompensa promessa”.

Il vecchietto rimase stupito, ma non seguì il consiglio di Hatem, perché non voleva che egli morisse.

All’improvviso si sentì u fruscio tra i cespugli e, prima che Hatem potesse capire di cosa si trattasse, quattro guardie del re lo avevano bloccato.

Ogni guardia desiderava per sé intera ricompensa e cominciarono a discutere.

Ognuno di loro sosteneva di aver trovato Hatem per prima.

Alla fine lo portarono al palazzo reale dove il re in persona lo interrogò.

Hatem disse che l’unica persona che meritava veramente la ricompensa era il povero tagliaboschi, il primo che lo aveva trovato.

Il re fu colpito dall’onestà di Hatem e sceso dal trono per abbracciarlo.

Hatem divenne ministro del re e il vecchio tagliaboschi ebbe i ducati che gli spettavano”.

 

È vero.

La gioia di una festa è veramente piena solo quando la si condivide.

Il racconto di Hatem ci vuole ancora una volta far riflettere su quello che Gesù ha detto: “C’è più gioia nel donare che nel ricevere”.

Riflettete.

Hatem sarebbe stato capaci di dare la sua vita per far felice u povero!

Ecco perché la nostra gioia sta, sovente, in un dono più piccolo, ma altrettanto importante.

A volte basta solo un sorriso ….

Nicola Incampo

Responsabile della Conferenza Episcopale

di Basilicata per l’IRC e per la pastorale scolastica