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La guerra come malattia
La guerra come malattia
La realtà in atto è dominata da conflitti e sconvolgimenti di cui dobbiamo individuare le cause profonde per poter pensare alle loro possibili soluzioni. Morte e sangue ormai sono all’ordine del giorno in alcune aree del pianeta e uno sguardo superficiale su ciò che accade non ci consente di spiegare con veridicità gli eventi di attualità. Alla luce di ciò è doveroso sottolineare l’importanza della storia per interpretare i fatti presenti e poter ipotizzare quelli futuri e la necessità di ispirarsi alla lezione di Tucidide di Atene per avere la chiave di lettura della storia e cogliere il senso degli eventi passati. Lo storico del V secolo a. C., formatosi nell’ambito della sofistica e del sapere scientifico greco, fu influenzato da Ippocrate di Cos e dalla medicina. Il sapere storico, al tempo di Tucidide, con i suoi procedimenti, nel suo sforzo di legittimarsi, cioè di assumere un carattere rigoroso, si ispirerà soprattutto alla medicina (iatriké) che proprio nel V secolo a. C. stava assumendo lo statuto di téchne con una propria dignità e un solido fondamento grazie ad Ippocrate di Cos. Quest’ultimo nel trattato dal titolo La natura dell’uomo, presente nel Corpus Hippocraticum, parlava della presenza di quattro “umori” nell’organismo umano. L’uomo è “sano” quando questi sono “reciprocamente ben temperati per proprietà e quantità”. L’alterazione della krasis: la giusta mescolanza degli umori nell’individuo, invece, genera la “malattia”. Allo stesso modo Tucidide sosteneva che nelle comunità politiche quando un gruppo sociale tende a sopraffare gli altri suoi esponenti abbiamo il disgregamento delle medesime e la decadenza del “vivere sano” secondo legge e giustizia. Nelle relazioni interstatali le guerre, vere e proprie discrasie, sono generate dalla rottura degli equilibri di potere preesistenti. Mario Vegetti, nel suo articolo “Tucidide e la scienza della storia” sosteneva: “La storia mostrava che vi è un tessuto sociale e interstatale, un “organismo” storico relativamente unitario, la cui sanità dipende dall’armonia dei membri, dal loro tendere insieme a fini di progresso e libertà. Quando una persona, una classe sociale, uno Stato rompono questa krasis, tendono a sopraffare gli altri componenti per esercitare una monarchia intesa al proprio profitto anziché allo sviluppo comune, o per il proprio profitto tentano di arrestare il cammino della storia, allora il tessuto si corrompe, l’organismo si ammala. Questa malattia significa decadimento della razionalità umana, disgregamento della società, prevalere degli elementi di mera naturalità (la forza, l’astuzia) e dei meccanismi necessitanti contro la libertà del progetto e della scelta”. Lo sconvolgimento di assetti politici consolidati nel tempo, di rapporti pacifici tra gli Stati, genera una conflagrazione dell’ordine internazionale. Proprio come accadde nel V secolo a. C. con la guerra tra Atene e Sparta quando Tucidide vide dai primi segni che sarebbe stato “il più grande sconvolgimento (kinesis) che sia avvenuto tra i Greci e in una parte considerevole dei barbari, e, per così dire, anche nella maggior parte dell’umanità”. Lo storico greco individuò come “causa più vera” della guerra del Peloponneso l’intraprendenza della potenza ateniese che “incutendo timore ai Lacedemoni li costrinsero a fare la guerra”. Cupidigia, timori, dei leader politici sono all’origine dei conflitti tra i popoli che con le operazioni belliche mandano in frantumi anni di cooperazione pacifica, di fruttuosa convivenza e di prosperità. Con le guerre ed il decadimento del viver civile tra le genti, secondo Tucidide prendono il sopravvento fattori legati alla physis, alla natura, alla legge del più forte. Uno degli episodi raccontati dallo storico greco nelle “Storie” è la presa di Melo dall’estate del 416 all’inverno del 415 a. C. ad opera degli ateniesi. A proposito della legge del più forte gli attici al comando di Nicia dicevano: Noi non abbiamo stabilito questa legge né siamo stati i primi ad applicarla dopo che era stata stabilita, ma l’abbiamo ricevuta quando esisteva già, ce ne serviamo, e la lasceremo al futuro, nel quale esisterà per sempre”. In un mondo dominato dalle barbarie, orrendo e terrificante in cui predomina la forza e la potenza ci viene in mente la Cimmeria dello scrittore statunitense Robert E. Howard e di Conan il barbaro in cui comanda colui che possiede “il segreto dell’acciaio”. Alla luce di ciò è dunque necessario creare una comunità internazionale pacifica in cui, in opportune sedi si possa con il dialogo trovare delle soluzioni alle crisi tra gli Stati nel rispetto del diritto internazionale. Si auspica, inoltre, il rafforzamento di istituzioni capaci di far rispettare ai paesi quanto deciso in apposite sedi diplomatiche internazionali. Nel mondo in cui viviamo deve trionfare la forza del diritto, base della civile convivenza e di un nuovo sano e duraturo ordine mondiale.
Antonio Fabozzi
Foto. Jacques-Louis-David-Le-Sabine-1794-99