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- Categoria: Poesie
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Le poesie di Francesco Agresti
Francesco Agresti, giornalista e critico letterario esordisce come poeta con la raccolta 'L'Ape Regina' Editore Abete e 'Ritorno a Eboli', pubblicato da Spada, nel 1982, all'indomani del terremoto dell'Irpinia del 1980, che coinvolse anche la sua Eboli. Nel 1988, a casa di Alberto Moravia, al Circeo, fondò il premio Internazionale di letteratura 'La Cultura del Mare” con Dacia Maraini presidente della giuria. Nel 1989, con Spada, pubblica il suo primo romanzo 'Un argentino al Circeo', presentato da MarhaCanfiel alla Ca' Foscari di Venezia. Nel 2003, pubblica con la TielleMedia il poemetto 'Il ritorno di Ulisse', rappresentato in diverse località italiane e straniere, mentre il poemetto 'Itaca, l'isola impossibile' esce nel 2007 con Lietocolle. Nel 2009, con Lepisma, esce il suo secondo romanzo 'Al di là del mare” presentato in prima assoluta nell'Aula consiliare del Comune di Eboli da Dante Maffia e Antonio Manzo. Da diversi anni, dopo la raccolta 'Ritorno a Eboli', ha ripreso a pubblicare poesie dedicate al centro storico di Eboli, andato completamente distrutto dai bombardamenti alleati del 1943. Attualmente, dopo alcune edizioni del Premio Pasolini, cura varie rassegne di poesie, tra cui 'Eboli in poesia'.
Nuvole
Le nuvole
passano su di noi
e ci posseggono
con il loro carico
di pianto.
Ma, appunto,
passano.
E i fiori
sbocciano ancora
e le stelle brillano
nel cielo amico
e i cuori
impazziscono di gioia.
f.a.
Eboli, 8 aprile 2016
Un urlo muto
La castità del mondo
dentro le stanze chiuse
è un grido immane
che si placa solo nel dolore.
Parvenze della memoria
non ottundono i sensi,
li scompongono e li espongono
al piacimento del tempo.
E quando i giorni
si susseguono inermi,
senza storia e senza afflato,
moltitudini immense vagano
in balìa di un capriccio,
di un rivolo di vento,
di un urlo muto
che dalle gote si leva e ci congela.
f. a.
Roma, 8 febbraio 2016
Canto d'amore per la mia Eboli
Eri un abbraccio di case
tra nidi di rondini a festa
all'ombra di un castello
e un campanile
a svettare alto nel cielo
più su delle altre chiese,
solerte a scandire le sue ore
per l'ebolitana famiglia,
con i rintocchi a disperdersi lenti
tra il fresco dei giardini e le colline
fino a lambire il mare
silente oltre la Piana.
Non ti hanno fiaccata
gli oltraggi, le guerre, la peste,
le paludi malsane
e le troppo vedove a lutto,
fattrici di braccia e di carne
per i padroni di turno.
E anche oggi, come ieri,
resisti agli inganni del tempo,
alle lusinghe ammalianti,
agli abbracci assassini di un mondo
che ha violato ogni cosa.
E tu non rispondi,
abbozzi soltanto un sorriso di scherno.
Sei avvilita, tradita, indifesa,
smarrita tra carezze mandaci
che ti hanno tolto persino la luce.
Ma resti sempre un approdo di pace
per i tuoi figli lontani.
Sei l'aurora che splende perenne
tra le strade e le case,
tra gli ulivi, sui monti, nei cuori.
Sei un gorgo di pianto e di gioia.
sei il vento velato delle sera
che, inesorabile, ti porta via con sé.
f. a.
Eboli, maggio 2013
La vita non è un gioco
La dolcezza lieve
di uno sguardo
fa scoprire
il senso delle cose.
La luce
riflessa nei tuoi occhi
è un ponte
tra la terra e il cielo,
è l'eternità dell'attimo,
una finestra socchiusa
sull'immortalità
dello spirito
che si riflette
sull'animo umano
e lo eleva.
La vita non è un gioco.
f. a.
novembre 2013
Le vie dell'anima
A volte
è tale la nostra solitudine
che ci basta un colore,
un sorriso,
uno squarcio di cielo,
dopo un temporale,
per sentirci ancora amati.
E poi si ferma il tempo
e il cuore tace
mentre tutto d'intorno
si compone.
Le emozioni affiorano
e i giorni tornano
a tessere le ore
fatte di attese e di ritorni.
E tutto scorre, e tutto torna, e tutto va.
f.a.
Eboli 26 marzo 2016