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  • Scritto da alla redazione
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VIII Edizione del Premio Artisti per la Pace Città di San Vitaliano

LAPILLI Locandina premio artisti per la pace 2017L'Amministrazione Comunale di San Vitaliano promuove l'VIII Edizione del Premio Artisti per la Pace Città di San Vitaliano. Da sempre la cultura, intesa come poesia, prosa e immagine, è un potente tramite, attraverso il quale veicolare valori di grande spessore. Il premio "Artisti per la pace", giunto alla sua ottava edizione, intende perseguire l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica, e in modo particolare i giovani e il mondo della scuola, sui temi della pace, della giustizia sociale, della nonviolenza, della libertà, dei diritti umani, dell'autodeterminazione dei popoli e della solidarietà nelle sue molteplici espressioni.
Il Comune di San Vitaliano, impegnato nella divulgazione della cultura in tutte le sue forme, intende dare spazio ai valori sopra descritti grazie al talento e attraverso la partecipazione di artisti provenienti da tutta Italia, al fine di rendere il Premio Artisti per la Pace Città di San Vitaliano, un momento di comunione, unione e soprattutto di scambio costruttivo d'idee che porti ad una seria e duratura divulgazione di un messaggio di pace utile agli uomini e alla comunità.

Partecipa gratuitamente all'iniziativa e vinci premi in opere artistiche e denaro. Invia la tua opera entro il 12 gennaio 2017 all'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure presso l'Ufficio Protocollo del Comune di San Vitaliano a mezzo posta, all'indirizzo “Ufficio Protocollo - Comune di San Vitaliano - Piazza Leonardo da Vinci - 80030 San Vitaliano (NAPOLI)”. 

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SETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA XVI edizione

SETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA
XVI edizione
6 - 9 settembre 2016

Martedì 6 settembre, ore 21.00

ingresso gratuito

PPPP_LaPasseraPoesia/PerformanceInPiazza

Primo festival di poesia&performance, anno terzo

a cura di Rosaria Lo Russo

POETRY SLAM

Gara poetica con giuria estratta dal pubblico, valida per il campionato L.I.P.S. Lega Italiana Poetry Slam 2016/17

MC (Maestro di cerimonia, conduttore della gara): Lello Voce

Partecipano: Paolo Gentiluomo (Genova-Milano), Marcello Frixione (Genova), Francesca Genti (Torino-Milano), Marthia Carrozzo (Lecce-Firenze), Lidia Riviello (Roma), Simone Savogin (Como), Tiziana Cera Rosco (Milano), Julian Zhara (Venezia)

LAPILLI Parla con i muri 2La rassegna Settembre in Piazza della Passera si apre per il terzo anno consecutivo con un’accesa gara di Poetry Slam. Genere di competizione il cui successo in Europa e in America è noto e ormai sempre più diffuso anche in Italia, lo Slam, è per il poeta Lello Voce “arte della performance, poesia sonora, vocale; lungi dall’essere un salto oltre la ‘critica’, è un invito pressante al pubblico a farsi esso stesso critica viva e dinamica”. Un’arte che viene dalla strada, come il rap ai suoi inizi, e crea un legame tra la scrittura e la performance focalizzata sulla parola. Praticato nei luoghi pubblici e considerato una delle forme più vive e rivoluzionarie della poesia contemporanea, mette in arte l’espressione popolare e, lungi da scavalcare la critica, invita il pubblico a farsi esso stesso giudice, stabilendo così un nuovo rapporto tra questo e il poeta.

Il maestro di cerimonia, conduttore della gara e della serata, sarà Lello Voce, mentre sul palco si sfideranno, a suon di versi, Paolo Gentiluomo (Genova-Milano), Marcello Frixione (Genova), Francesca Genti (Torino-Milano), Marthia Carrozzo (Lecce-Firenze), Lidia Riviello (Roma), Simone Savogin (Como), Tiziana Cera Rosco (Milano) e Julian Zhara (Venezia).

Sempre per martedì 6 settembre atteso fuori-programma “Settembre-extra” con PARLA CON I MURI, una passeggiata urbana tra le opere di Clet, Blub, Exit Enter e le scritte del popolo dei muri, con Maria Paternostro in collaborazione con ScandaloSoBrio. Partenza da piazza Poggi, sotto la Torre San Niccolò, alle ore 18.30 (prenotazione obbligatoria, max. 30 persone, all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. o al numero 348 2416549). Al termine della passeggiata proiezione di slide-show in Piazza della Passera.

Per informazioni: Associazione culturale In Piazza

Tel. 329 0058885 – email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.4leoni.com - facebook.com/piazzadellapassera

  • Scritto da Michela Oliviero
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Lo spettro che venne dal marmo

LAPILLI fantasma fhdPe' viche e vicarielle, si muove nu spirito inquieto, una donna, bianca comm o marmo, che chiagne nella notte. Le spettrali mani, sotto la luna, scavano nella terra nera, strappando radici, erbacce, e pietre bianche, che lancia contro i palazzi e lungo le strade. Il suo passaggio si accompagna ad un rumore secco di pietre che rotolano lungo le vie, sbattendo sul selciato.

Al silenzio il fantasma risponde chiagnenn ancora più forte, chiammann "Principe! Principe!"

Ma nisciun risponne.

Quella notte non dormivo. Pensavo a cosa avrei detto alla padrona di casa quando sarebbe venuta a chiedermi l'arretrato dell'affitto. E io, a ro e pigl' e sord? Mi agitavo nel letto e non putev chiudere l'uocchie. Poi lo sentii, nu rumore forte, come na preta che cade.

Mi alzai in fretta e andai alla finestra.

"Chist è sicurament quacche strunz miez a via" pensavo. Aprii la finestra e presi fiato p'allucà.

Lei era lì, seduta ngopp a cord dei panni stesi, comme Gennarino mio quann era criatur ngopp all'altalena.

Me manc o ciat, pensai. Nu spirit? Ngopp a fenestra mia?

"Signò" la chiamai, ma ella non mi guardò; lasciò cadere una pietra. Fece lo stesso rumore che prima mi aveva fatta alzare. 

"Signò" le dissi ancora "È tardi, jatevenne a cuccà."

Stavolta la donna mosse il viso verso di me e alla luce della luna pareva quasi vera. Bianca, bianca comm o marmo.

"Signò, state ascetata pure vuje."

Ma che vo' capì nu spirit, io tengo o pigion a pavà.

"Eh, e chi me fa ddurmì a me." Manco un fantasma. Poi la guardai "Ma che facite a chest'ora?"

"Chiagn"

"Uhhh nu chiagnite, signora mia." Sapiss che teng a fà!

La donna si dondolò sulla corda comm a na criatura.

"Ma che facite co cheste prete 'mmano?"

"Sto cercann o corp mio."

A me quasi venne da ridere. "Signora mia bella, ma o' corpo vuostro mai po' addiventà preta."

"Uh, sì invece." Mi disse, e mi raccontò la sua storia. "O' Principe, me facette addiventà preta. Io nient sapev. Isse faticava tutte e journe dint a na stanza, sempre. Io di fuori alla porta vedevo luci e furmine. Ij me mettev paura, ma vulev sapé che faceva là dinto. Nu journo, venette o' Principe e me facette "Vien, te facc vedé che ce sta dint a stanza mia." Ma mai putev sapè che faceva o Principe."

Fece cadere un'altra pietra, ma la sentimmo solo io e lei.

"Comm a nu demonio era, o' Principe. Ij, che ero viva, giovane, me facette diventà preta. Comme a na statua."

Immaginai il grido d'orrore scolpito nei suoi occhi fermi e l'anima che si sbatteva nel marmo freddo. Comme dicette o' spirito, l'incantesimo fallì. Dall'oucchie spaventate da' figliola, il marmo si crepò e se facette e mille piezz. L'anema, nuda, lasciò il bel corpo che mai sarebbe invecchiato, piangendo per ritrovare le sue ossa di pietra che al principe di Sansevero non servivano più.

Michela Oliviero

  • Scritto da alla redazione
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Le poesie di Giuseppe Lauriello

Foto Lauriello 9 21Giseppe Lauriello è nato ad Ogliastro Cilento in provincia di Salerno. Primario pneumologo, ora in pensione, presso l’Ospedale “G. Da Procida” del capoluogo. Ha coltivato da sempre l’interesse per tematiche storico - mediche, pubblicando numerose disamine su riviste mediche letterarie. La presenza a Salerno, dove vive da tempo, lo ha spinto tra l’altro ad approfondire alcuni aspetti relativi alla storia della celebre Scuola ippocratica con riflessioni e ricerche conseguite in periodici culturali ed esposte in Convegni Scientifici. Relative a questo settore due sue monografie: La patologia respiratoria nel dottrinario della Scuola Medica di Salerno e istruzioni per il medico, un manoscritto salernitano del XII secolo, pubblicato a cura del Centro studi e documentazione della Scuola Medica Salernitana. Giuseppe Lauriello scrive da sempre anche eccellenti poesie che appaiono su autorevoli periodici e antologie letterarie.

“Nei momenti di ordinario avvilimento a volte basta osservare un ciuffo di viole, che spuntano timide ed esitanti, per ritornare con la mente agli anni passati, quelli della gioventù, in ambienti naturali – nello specifico l’alto Calore- dove era bello adagiarsi sui prati e sognare ad occhi aperti.” Dice lui stesso riferendosi agli spunti della sua poesia.

EPIGRAMMA

Nel volgersi un bell’uomo a una fanciulla,

incapricciato da improvviso ardore,

le disse insinuante: “Di te nulla

mi fa impazzir di più che il tuo pudore”

Ma lei, pur arrossendo a tal signore,

ingenua e risoluta…da gran dama,

rispose: “ Se davver tanto è il suo amore,

perché mi vuol sottrar ciò che più ama?”

Succede sempe a me: una signora

mi venne presentata tempo fa,

bruna, vivace, ccu nu pietto a fora

e certi fianchi ppe’ te fa ‘ncantà.

Quando, per lusingarla, le dicette:

“Senza di lei di me che ne sarà?”

Essa ccu’ ‘nu suspiro rispunnette:

“E’ un uomo forte. Sopravviverà”.

 

AVVENTURA  IN  GRECIA

C’incontrammo laggiù in Grecia

in un gruppo d’Alpitour,

se ricordo sull’Acropoli,

provenienti da Corfù.

Era un pezzo di figliola,

bella, bionda, del Kentucky,

occhi azzurri, con lentiggini.

La occhieggiavano non pochi.

Fu così che la portai

una sera nella Plaka

a cenar noi due da ‘Socrate’:

pesce, feta e la mussaka.

Lo ‘Chez Socrate’, mi spiego,

è un locale a separè,

ristorante greco tipico,

pur se un poco demodè.

Fatto vuo’, da quel momento,

non so proprio come fu,

nuie turnamme ancor da Socrate

a gustare il suo menù.

“Mia sciasciona!” “Okey, my baby!”,

musse a musse. Ihh! Che mussaka!

Tutte ‘e sere là da Socrate

col desir che non si placa.

Ci scambiavam le vivande;

lei mi dava la sua feta,

io a  lei pesce, dopo il vrespero

e nell’ora più consueta.

Quell’idillio le piaceva

e tra il “baby” e l’ “I love you”,

le carezze e il vin di Socrate

ce scurdamme d’Alpitour.

Ma il delirio e la passione,

lo si sa, vanno a murì.

Sempre Plaka e feta ‘e Socrate

e l’ammore va a fernì.

Ed infatti me stancaie

di quel cùpido desio

e, allorché: “Let’s go to Socrate?”

le risposi: “Basta. Addio”.

Fui deciso e scostumato,

sempe feta nella Plaka

non si può. Anche un famelico

desiderio alfin si placa.

Fosse ‘a femmena cchiù bella,

vene o juorno ca’ te sfuochi:

“Che vuo’? A feta? A feta ‘e Socrate?

Vatt’ a piglia nel Kentucky”.

Fu così che ci lasciammo,

ma mi chiedo ancor: “Chissà

quella feta, a ‘feta’ ‘e Socrate

quale fame sazierà”.

Quanto a me, certo la feta

penserete ca’ me manca.

Preferisco ‘a feta indigena:

è più sapida e non stanca.

Se comunque andate in Grecia

e volete la mussaka,

beh, gustatela da ‘Socrate’,

via Mysoti, Atene, Plaka.

A UNA FIGLIA D’AFRICA

Soffiava il vento sul  fragor del mare

quella gelida sera,

testimone del tuo calvario senza fine.

Aprivi l’esile sudario

intirizzita

e mostravi il tuo corpo da vetrina

ad uomini affrettati e senza volto,

cupi di desiderio

di un contatto lubrico

e senza amore

con le tue carni in fiore.

Muggiva il mare!

Sul viale buio

i lampi fuggitivi di quei fari

schiaravano la notte

e il paracarro dove tu tremavi,

ma non il buio che tenevi in cuore.

Piangevi le  tue lacrime mute,

sapor della savana,

quella terra lontana,

che non sgorgava più latte dal seno

per i suoi figli neri,

spremuto da un superbo forestiero,

che largiva veleno su ogni cosa.

E tu raminga

cedesti alla lusinga

dell’uomo biondo e dalla pelle rosa.

Lui ti prese per mano,

ti svaporò qual goccia di rugiada

e ti lasciò, beffardo e disumano,

sul ciglio della strada.

 

A  RICETTA  ‘E  PULECENELLA

Si a luongo vuo’ campà sano e felice,

si ‘a vita vuo’ gustà serena e bella,

chesta è ‘a ricetta, magnala. T’ho dice

chi l’ha pruvata e ‘o sa: Pulecenella.

‘A ricetta è chesta cca,

bella e pronta ppe’ magnà.

Quatto felle spicce, spicce

de panella sereticcia,

ddoie alice sotto sale,

si so’ quatto, nun è male,

quacche auliva accunciatella:

sceglie ‘e nere e ‘e verdolelle.

E, si ‘o gusto ‘o vuo’ cchiù ricche,

miette cappere e aglie a spicche.

Po’, ppe’ sfizio de li amici

lleva ‘a lisca ‘a int’ ‘a alici.

Miette ‘nsieme cheste cose,

           unge a falle cchiù gustose.

Attramente frie ‘o pane

‘ncoppa ‘a ‘o fuoco int ‘o tiane.

Quanno è fritto e assaie cucente

n’ce sistiemi l’ingredienti.

Cco’ Gragnano l’accumpagni

e po’ vide che te magni!

Chesta è ‘a ricetta ppe’ te fa campare,

chesta è ‘a ricetta ca tu può gustà.

E’ nata ‘mmiezze a’ vicoli e lampare,

chesta è ‘a ‘a ricetta ca te fa ‘ncantà.

E tu, popolo, po’, ricordatella,

che l’ho firmata io: Pulecenella.

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