- Categoria: Lapilli Salerno
- Scritto da Maria Serritiello
- Visite: 487
“L’ Eredità” di Francesco Maria Siani, al Piccolo Teatro del Giullare, con Anna e Roberto Nisivoccia ed Andrea Palladino
Ad iniziare il ciclo delle rappresentazioni, per la stagione teatrale 2023/2024, al Piccolo Teatro del Giullare, è una pièce di forte impatto, scritta da Francesco Maria Siani, un Salernitano talentuoso che vive in Francia.
All’inizio, tutta la scena è al buio, un sottofondo di piatti metallici di un’invisibile batteria, ora in crescendo, ora diminuendo d’intensità, crea un’aspettativa allarmante; poi la luce fioca rischiara un angolo del salotto, dove, accanto ad un tavolino su di una poltrona, c’è un uomo, con il plaid tirato sulle gambe, radio accesa per ascoltare la parlata di alcuni politici. In giro per la stanza con vestiti dimessi, capelli raccolti all’indietro e strofinaccio della polvere tra le mani, presumibilmente sua moglie, ascolta umilmente le invettive dell’uomo. Costui è un soggetto con nessuna parola garbata, né verso i politici avversari in ascolto, né verso sua moglie che ha tutta l’aria di essere invisibile in quella casa. Con una parlata marcatamente meridionale, siamo, però, in una città del nord, Saverio arringa malamente i politici, ce l’ha con i comunisti e rimpiange “lui” che manteneva l’ordine, quando, l’Italia era nelle sue mani. Sbraita a voce alta, gli si gonfiano le vene della gola tanto è il tono elevato, ma non si ferma, anzi oltre ai comunisti aggiunge all’imprecazione nell’ordine: i drogati, gli omosessuali, gli emigrati. Si comprende bene che non è felice della sua vita, è sofferente, l’arteriosclerosi lo tormenta. Intanto la moglie gira per casa come un’ombra, lo accudisce e placa con dolcezza i suoi scatti d’ira. Per suo conto ha una decisione da prendere, è ammalata e vuole andar via in silenzio, accompagnata dalla buona morte. La coppia ha un figlio che andandosene da casa ed allontanandosi, vive all’estero. La donna, dopo aver rassettato la casa, compiuti i gesti usuali, che a nessuno interessavano, messi i libri, gli scritti ed altri oggetti ricordevoli nel baule troneggiante la scena, saluta il marito, che come sempre urla improperi ed insulti, una volta in più nei suoi confronti. Marta esce dalla vita, ma resta in scena come fantasma, scalza, umile e dolce nel voler aiutare il figlio a recuperare il rapporto con il padre. Il dramma si fa complicato, quando tra bisticci, urla e aggressioni fisiche da ambo le parti, padre e figlio tentano un ravvicinamento, attraverso verità inconfessabili e vissuto ingannevole. Un atto unico che per un’ora e venti minuti senza interruzione, poca luce e la stessa scena, per tutto il tempo, prova a rappresentare oscure dinamiche familiari, unite a feroce scontro generazionale. La pièce si conclude come nessuno se l’aspetta, un’eredità, sia pure di sentimenti, che danno speranza ad un’umanità sempre più incarognita.
Un’interpretazione magistrale quella dei gemelli più noti del teatro salernitano, saputi come figli di quei mostri sacri dal nome: Regina Senatore e Alessandro Nisivoccia, riunitisi in scena dopo i 14 anni. Ci si accinge ad ascoltarli con reverenza, cercando di scoprire in loro una certa eredità teatrale, una qualche inflessione di voce possente di Alessandro o un tremolio addolcito di Regina. Ed è così, scorgere i genitori, in loro due, è stata un’emozione indicibile per un pubblico che conosce il rimpianto. Degni figli, hanno caratterizzato perfettamente i loro personaggi, superando se stessi, per questa raggiunta maturità artistica.
Una menzione particolare la merita Andrea Palladino, bravo nel caratterizzare, Enzo, il figlio della coppia, amato in modo smodato dalla madre, viceversa maledetto dal padre, l’odio gli esce dal corpo, tant’è la forza recitativa, per impattarsi contro il genitore. La regia di Francesco Petti è stata perfetta, attento com’è stato a fare del dramma, un pezzo ricordevole, anche per le immagini costruite in penombra, come quella, per esempio, di Enzo tra le braccia della madre, dopo aver conosciuta la verità, sul baule disvelato, si ricompone una piccola pietà michelangiolesca con il più dolce sottofondo musicale: Barber Adagio for Strings, Op.11
Maria Serritiello
Lo spettacolo viene ripetuto il 14 e15 ottobre, sabato ore 20,30 e domenica alle 18,30