- Categoria: Lapilli Salerno
- Scritto da Maria Serritiello
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Presentato al Teatro Nuovo di Salerno “Fragile” regia Licia Amarante e Antonella Valitutti
“Fragile”, presentato il 17 aprile al Teatro Nuovo di Salerno è un lavoro teatrale, frutto di un progetto di Licia Amarante e Antonella Valitutti e tratto da Four Portraits of Mothers e da Annie Wobbler di Arnold Wesker.
Lo spettacolo è stato curato da L.A.A.V, l’Officina teatrale seguita dalle due brave attrici, Licia Amarante e Antonella Valitutti, aperta da settembre a giugno, una volta a settimana per due ore nel primo semestre e per due volte in seguito e sempre per due ore, nel secondo periodo dell'anno. I corsi si differenziano per età e difficoltà, per concludersi con uno spettacolo finale.Il LAAV è stato fondato nel 2009 ed ha peregrinato in varie sedi prima di giungere a quella definitiva, nel 2013 in via Sant’Alferio 10/12: il Convitto Nazionale, un locale a Largo Campo, il Piccolo Teatro del Giullare, lo spazio di Sant'Apollonia.
A sipario aperto la scena si sfalda in tre diverse postazioni, dalle quali tre tipi di donne rappresenteranno se stesse e le problematiche che si trascinano dietro. A sinistra un baule di grandezza similare ad una valigia aperta, aspetta di essere riempito, al centro, invece, una sedia ed un tavolo da cucina, su cui vi è adagiato un vassoio coperto, potrebbe essere rivelatore di qualcosa e non certo di un manicaretto, a destra, infine una sedia con schienale basso, un mini tavolo con libri ponderosi ed uno specchio verticale a fare mostra di sé. Tutti questi mobili fanno parte della moderna tecnologia di arredo, perché fatti di fogli di cartone variamente e robustamente assemblato. Così saranno tutti gli oggetti che compariranno di volta in volta in scena, fatta eccezione dei peluche della figliola di una delle tre donne, di cui si ascolteranno le lamentazioni. Ruth, ragazza madre, siede sullo sgabello di sinistra e fa della sua vita un continuo, quanto vano, dialogare con la figlia, che mai le risponde, perché non le perdona l'assenza di un padre. Si abbracceranno pure, ma non saranno mai vicine, mentre la donna continuerà ad invocare una vita con la figlia, che è già altrove. Sulla sedia di destra, invece, una scrittrice di nota fama, Annabella Warthon, è alla ricerca, sotto il fuoco di fila di una acuta giornalista, speranzosa di carpire il segreto del successo, di una spiritualità che le manca e che non ha mai veramente analizzato. E’ sorpresa ed anche impreparata per cui testimonia solamente la propria superficialità indagatrice, costringendosi a leggersi fortunata senza avere risposte credibili per l’intervistatrice. Nella postazione centrale arriva, Stephanie, trafelata dal fondo una giovane donna vestita di tutto punto, con tacchi a spillo e scarpe rosse che invano chiama il marito, che dovrebbe essere nelle stanze affianco e con il quale vorrebbe dialogare e giustificare il suo ritardo. Tutta risolini e stupidaggini, mentre indossa il grembiule da cucina, sicura che Sheldon è là che l’ascolta, è per caso che scorge sotto il coperchio del vassoio, la lettera del marito con la quale le comunica il suo abbandono. L’incomunicabilità di fondo, che gli rendeva insostenibile la vita, lo fa scegliere di vivere con la sua migliore amica.
L'animo femminile è, così, vivisezionato in tre ambiti abbastanza comuni e veri: quello della donna che crede di dover esaurire solo il suo ruolo di madre; quello che poco o nulla fa per conoscere la sensibilità del proprio partner; e quello che non riesce a stabilire il giusto contatto con il nucleo della propria spiritualità. È da questi mancati legami che emerge e affiora tutta la fragilità delle tre donne, le quali rinunciando a darsi risposte, che il cervello richiedeva loro, sono arrivate a pensare, superficialmente, di poter facilmente convivere e sopravvivere. L'esito non potrà essere altro che una maturità sfiorita e senza prospettive.
Ritratto impietoso di donne, quello stigmatizzato dall’autore che sebbene si sforza di parlare al femminile, resta imbrigliato nelle spire del maschilismo (le tre donne, prive di un uomo, in scena sono avvolte da uno scialle, sfiorite, senza prospettive e spente dinanzi alla tv accesa).
Il testo è datato di un antifemminismo fuorviante, la condizione della donna è fortunosamente cambiata e se persistono risacche sono attribuibili all’incultura. Lo spettacolo è raffinato per costumi, arredo e recitazione a raffica delle attrici, tutte giovanissime a cui va il nostro plauso.
Interessante la regia di Licia Amarante e Antonella Valitutti, anche voce fuori campo, che ha saputo modernizzare il tutto, con una scenografia solo apparentemente spartana.
FRAGILE di Arnold Wesker
con
Bernadette Landi
Marika Mancini
Rosita Speciale
con la partecipazione della piccola Carlotta Costantino
voce fuori campo Antonella Valitutti
disegno grafico ed elementi di scena Ciro Pero
disegno luci Licia Amarante e Lucio Del Mastro
Regia
Licia Amarante
Antonella Valitutti
Maria Serritiello