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Assisi. Successo per la terza edizione di The Economy of Francesco

Assisi. Successo per la terza edizione di The Economy of Francesco con la partecipazione di oltre mille giovani provenienti da oltre 100 Paesi

 

Papa e i giovani sul palco 250Al terzo appuntamento con i giovani di The Economy of Francesco tenutosi ad Assisi nel Teatro Lyrick sabato 24 settembre 2022, Papa Francesco sottolineando che i giovani sono il presente e non il futuro ha parlato di un’economia che deve lavorare per i più fragili dando voce a chi non ce l’ha. Il Pontefice ha ricordato che San Francesco non ha amato solo i poveri, ha amato la povertà. Bisogna combattere la miseria creando occupazione, lavoro, perché senza lavoro non c’è dignità per la persona. I giovani che sono il presente hanno bisogno di avere certezze, devono agire per mettere in discussione l’attuale modello di sviluppo per un’economia a dimensione umana che mette al centro i poveri, l'ambiente e il lavoro, tutto questo in armonia con il Creato per la salvaguardia di Madre Terra. All’evento, voluto nel 2019 da Papa Francesco che inviò ai giovani economisti e imprenditori una lettera per invitarli a partecipare al progetto The Economy of Francesco hanno partecipato, in presenza dopo la pandemia da covid-19, oltre mille giovani provenienti da oltre cento Paesi del mondo. Dal 22 al 24 settembre Assisi ha visto la partecipazione di migliaia di giovani alla tre giorni di “The Economy of Francesco”, evento giunto alla sua terza edizione ricco di iniziative come laboratori, workshops, conferenze, tenutesi nei vari luoghi della città di Francesco, che hanno accolto i giovani partecipanti all’avvenimento mondiale, con i loro 12 villaggi tematici per riunirsi e parlare di tematiche attuali. Non sono mancate anche visite guidate alle Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli. Quella di Papa Francesco ad Assisi, Città della Pace, è stata una visita breve ma intesa. Sabato 24 settembre il Pontefice ha incontrato, i giovani imprenditori, economisti e changemakers di “The economy of Francesco” al termine della tre giorni, organizzata dalla Diocesi di Assisi, dall’Istituto Serafico ed Economia di comunione con il supporto del Comune di Assisi, per parlare loro di una nuova economia che abbia al centro l’Uomo, ispirata a San Francesco d’Assisi e che sia un’economia di Pace e che salvaguardi l’ambiente e la nostra Madre Terra. Questi concetti erano già stati anticipati, tra gli altri, da S.E. Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno e Presidente del Comitato organizzatore di “Economy of Francesco”, in occasione della conferenza stampa in streaming di presentazione dell’evento della terza edizione di “The Economy of Francesco”, tenutasi sabato 6 settembre a Roma dalla Sala Stampa del Vaticano.
Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento mons. Domenico Sorrentino, nel suo intervento, ha tra l’altro dichiarato “L’intuizione è questa: nessuno oggi dubita che l’economiaMons. Sorrentino 250 mondiale abbia bisogno di un rinnovamento. Tanti percorsi – sia del pensiero economico mainstream, sia del pensiero economico alternativo – ci stanno provando. Il Papa si è chiesto: perché non provare con i giovani? Hanno il talento dell’entusiasmo, della creatività, del futuro. Siamo al 1° maggio 2019, quando il Papa scrive una lettera molto ispirata ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo. Li invita a fare un “patto”, tra di loro e con lui, “per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”. Per quest’obiettivo ambizioso, sceglie un’icona che da otto secoli non finisce di ispirare e di stupire: San Francesco. Papa Francesco parla di una «nuova visione dell’economia che resta attualissima». Non a caso oggi si è riscoperto un filone ispirante, che si suol chiamare “scuola francescana dell’economia”, quella dei Monti di Pietà e simili iniziative di pensiero e di azione che ancora gettano luce su una concezione autentica dell’economia. Il Papa mette così, con San Francesco, un primo punto fermo al suo dialogo con i giovani. Il secondo punto di riferimento, in filigrana presente nel nome stesso dell’iniziativa, è il pensiero di papa Francesco, che è in fondo il pensiero sociale della Chiesa con gli accenti che l’attuale pontefice ha dato ad esso, specie in alcuni documenti come Evangelii Gaudium, Laudato si’ e Fratelli tutti. Economy of Francesco così non è una sorta di brain storming giovanile senza direzione di marcia, ma un percorso impegnativo, certo creativo e sperabilmente geniale, ma dentro l’alveo di alcuni precisi valori. Uno di essi, fondamentale, è la custodia del creato. Il Papa sottolinea però nella Lettera che essa non può essere disgiunta dalla sfida dei poveri e delle storture dell’economia mondiale che portano ad una iniqua distribuzione della ricchezza e delle opportunità. E completa poi il quadro esortando i giovani a correggere i modelli di crescita incapaci di garantire «l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future». Come si vede, uno spettro valoriale ampio, esigente, sfidante rispetto al “politicamente corretto” dei nostri giorni. Un’iniziativa come questa - conclude mons. Domenico Sorrentino - non può finire con l’evento. Ci lascia un capitale da investire. È stata voluta in vista di un processo, che è già in cammino, e non si fermerà, esprimendosi nelle tante reazioni che ha suscitato e susciterà nelle varie regioni del mondo. Dal punto di vista del comitato, non abbiamo per ora un progetto definito: esso dipenderà da quanto il Papa deciderà e dalle nostre generose ma povere forze. Tutto qui. Vorrei però esprimere un auspicio e un sogno. L’auspicio è che questi giovani che firmeranno il patto col Papa si impegnino ad aprire un dialogo con l’economia reale, il mondo imprenditoriale, le istituzioni bancarie, i colossi energetici, i centri della finanza. Verrebbe forse da commentare: Davide contro Golia? Appunto. La Bibbia insegna e il Papa ricorda ai giovani, alla conclusione della sua Lettera, che con l’aiuto di Dio sono possibili grandi cose e si può costruire un mondo più giusto e più bello. Il sogno è che ad Assisi, città-messaggio, città-simbolo, ora anche capitale di una nuova economia, un giorno, come il Papa oggi, i cosiddetti “grandi della terra” possano venire ad incontrarsi con i giovani del Patto, per ispirarsi alla profezia di Francesco e lascarsi interrogare dalla loro passione giovanile”.
Presentatori 250Papa Francesco quando ha fatto il suo ingresso nel Teatro Lyrick è stato ricevuto da una calorosa accoglienza; il suo intervento è stato preceduto da un momento artistico-culturale preparato per l’occasione dai giovani basato sul versetto “Sentinella quanto resta della notte” (Is 21,11)
e dagli interventi di otto di essi, provenienti da vari Paesi, che hanno portato la loro esperienza e testimonianza di vita.
L’intervento del Pontefice è stato incentrato sulla necessità di trasformare l’economia che uccide in un’economia della vita che ha al centro l’amore per la persona, per i più fragili. Un’economia più umana che non dimentichi la spiritualità che va di pari passo con il progresso anche tecnologico e che trovi la sua armonia nel Creato, nella tutela e nella salvaguardia della nostra Madre Terra. The Economy of Francesco deve lavorare per i più fragili, dando voce a chi non ce l'ha.
Rivolgendosi ai giovani partecipanti, il Santo Padre ha rivolto loro parole di vicinanza e di incoraggiamento per continuare il lavoro iniziato tre anni fa per un’Economia di Francesco che deve lavorare per i più fragili, dando voce a chi non ce l'ha.
Ecco alcuni passaggi del discorso di Papa Francesco: “Ognuno di voi è impegnato nella sua professione intellettuale non dimenticatevi però anche dei lavoratori che usano le mani. Ricordatevi della dignità del lavoro. Bisogna guardare il mondo con gli occhi dei più poveri come ha insegnato San Francesco. Le persone e le stesse imprese possono crescere solo se l'economia lavora per loro. Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra e, soprattutto, un’economia di pace”.
Con The Economy of Francesco i giovani, con la voglia di un cambiamento di un mondo più giusto ed inclusivo, possono sperimentare l’ecologia e l’economia integrali, cercando di percepire i vuoti dell'economia reale, la cultura dello scarto e, attraverso l'incontro con i poveri recuperare elementi reali per ricostruire nuove interazioni ecologiche ed economiche.
“Trovandomi nella città di Francesco, non posso non soffermarmi sulla povertà. Fare economia ispirandosi a lui significa impegnarsi a mettere al centro i poveri. A partire da essi guardare l’economia, a partire da essi guardare il mondo. Senza la stima, la cura, l’amore per i poveri, per ogni persona povera, per ogni persona fragile e vulnerabile, dal concepito nel grembo materno alla persona malata e con disabilità, all’anziano in difficoltà, non c’è “Economia di Francesco”. Direi di più: un’economia di Francesco non può limitarsi a lavorare per o con i poveri. Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide. Chiediamoci allora: stiamo facendo abbastanza per cambiare questa economia, oppure ci accontentiamo di verniciare una parete cambiando colore, senza cambiare la struttura della casa? Non si tratta di dare pennellate di vernice, no: bisogna cambiare la struttura. Forse la risposta non è in quanto noi possiamo fare, ma in come riusciamo ad aprire cammini nuovi perché gli stessi poveri possano diventare i protagonisti del cambiamento. In questo senso ci sono esperienze molto grandi, molto sviluppate in India e nelle Filippine. San Francesco ha amato non solo i poveri, ha amato anche la povertà.”
“Ho atteso da oltre tre anni questo momento, ha proseguito Papa Francesco, da quando, il primo maggio 2019, vi scrissi la lettera che vi ha chiamati e poi vi ha portati qui ad Assisi. PerAfganistan 250 tanti di voi — lo abbiamo appena ascoltato — l’incontro con l’Economia di Francesco ha risvegliato qualcosa che avevate già dentro. Eravate già impegnati nel creare una nuova economia; quella lettera vi ha messo insieme, vi ha dato un orizzonte più ampio, vi ha fatto sentire parte di una comunità mondiale di giovani che avevano la vostra stessa vocazione. E quando un giovane vede in un altro giovane la sua stessa chiamata, e poi questa esperienza si ripete con centinaia, migliaia di altri giovani, allora diventano possibili cose grandi, persino sperare di cambiare un sistema enorme, un sistema complesso come l’economia mondiale. Anzi, oggi quasi parlare di economia sembra cosa vecchia: oggi si parla di finanza, e la finanza è una cosa acquosa, una cosa gassosa, non la si può prendere. Una volta, una brava economista a livello mondiale mi ha detto che lei ha fatto un’esperienza di incontro tra economia, umanesimo e religione. Ed è andato bene, quell’incontro. Ha voluto fare lo stesso con la finanza e non è riuscita. State attenti a questa gassosità delle finanze: voi dovete riprendere l’attività economica dalle radici, dalle radici umane, come sono state fatte. Voi giovani, con l’aiuto di Dio, lo sapete fare, lo potete fare; i giovani hanno fatto altre volte nel corso della storia tante cose. State vivendo la vostra giovinezza in un’epoca non facile: la crisi ambientale, poi la pandemia e ora la guerra in Ucraina e le altre guerre che continuano da anni in diversi Paesi, stanno segnando la nostra vita. La nostra generazione vi ha lasciato in eredità molte ricchezze, ma non abbiamo saputo custodire il pianeta e non stiamo custodendo la pace”. “E alla luce di questa riflessione, vorrei lasciarvi tre indicazioni di percorso per andare avanti".
"La prima: guardare il mondo con gli occhi dei più poveri. Il movimento francescano ha saputo inventare nel Medioevo le prime teorie economiche e persino le prime banche solidali (i “Monti di Pietà”), perché guardava il mondo con gli occhi dei più poveri. Anche voi migliorerete l’economia se guarderete le cose dalla prospettiva delle vittime e degli scartati. Ma per avere gli occhi dei poveri e delle vittime bisogna conoscerli, bisogna essere loro amici. E, credetemi, se diventate amici dei poveri, se condividete la loro vita, condividerete anche qualcosa del Regno di Dio, perché Gesù ha detto che di essi è il Regno dei cieli, e per questo sono beati (cfr. Lc 6, 20). E lo ripeto: che le vostre scelte quotidiane non producano scarti.
Panoramica palco 250La seconda: voi siete soprattutto studenti, studiosi e imprenditori, ma non dimenticatevi del lavoro, non dimenticatevi dei lavoratori. Il lavoro delle mani. Il lavoro è già la sfida del nostro tempo, e sarà ancora di più la sfida di domani. Senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti, le diseguaglianze aumentano. A volte si può sopravvivere senza lavoro, ma non si vive bene. Perciò, mentre create beni e servizi, non dimenticatevi di creare lavoro, buon lavoro e lavoro per tutti.
La terza indicazione è: incarnazione. Nei momenti cruciali della storia, chi ha saputo lasciare una buona impronta lo ha fatto perché ha tradotto gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete. Cioè, li ha incarnati. Oltre a scrivere e fare congressi, questi uomini e donne hanno dato vita a scuole e università, a banche, a sindacati, a cooperative, a istituzioni. Il mondo dell’economia lo cambierete se insieme al cuore e alla testa userete anche le mani. I tre linguaggi. Si pensa: la testa, il linguaggio del pensiero, ma non solo, unito al linguaggio del sentimento, del cuore. E non solo: unito al linguaggio delle mani. E tu devi fare quello che senti e pensi, sentire quello che fai e pensare quello senti e fai. Questa è l’unione dei tre linguaggi. Le idee sono necessarie, ci attraggono molto soprattutto da giovani, ma possono trasformarsi in trappole se non diventano “carne”, cioè concretezza, impegno quotidiano: i tre linguaggi. Le idee sole si ammalano e noi finiremo in orbita, tutti, se sono solo idee. Le idee sono necessarie, ma devono diventare “carne”. La Chiesa ha sempre respinto la tentazione gnostica — gnosi, quello della idea sola —, che pensa di cambiare il mondo solo con una diversa conoscenza, senza la fatica della carne. Le opere sono meno “luminose” delle grandi idee, perché sono concrete, particolari, limitate, con luce e ombra insieme, ma fecondano giorno dopo giorno la terra: la realtà è superiore all’idea (cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 233). Cari giovani, la realtà è sempre superiore all’idea: state attenti a questo”.
Al termine del suo discorso Papa Francesco ha siglato con i giovani, economisti, imprenditori studenti e lavoratori di Economy of Francesco il Patto per una nuova Economia quella di Francesco. Un’economia di pace e non di guerra; un’economia che contrasta la proliferazione delle armi, specie le più distruttive; un’economia che si prende cura del creato e non lo depreda; un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano e soprattutto dei più fragili e vulnerabili; un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza; un’economia che non lascia indietro nessuno, per costruire una società in cui le pietre scartate dalla mentalità dominante diventano pietre angolari; un’economia che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro per tutti, in particolare per le donne; un’economia dove la finanza è amica e alleata dell’economia reale e del lavoro e non contro di essi; un’economia che sa valorizzare e custodire le culture e le tradizioni dei popoli, tutte le specie viventi e le risorse naturali della Terra; un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze e sa dire, con Gesù e con Francesco, “beati i poveri”; un’economia guidata dall’etica della persona e aperta alla trascendenza; un’economia che crea ricchezza per tutti, che genera gioia e non solo benessere perché una felicità non condivisa è troppo poco.

 

                                                                                                                                                                                                                  Francesco Manca