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15 marzo ungherese a Napoli: il ricordo delle guerra d’indipendenza e del Conte Széchenyi

LAPILLI Pref.IMG 8670Una piccola piazza napoletana, piazza Carolina, è particolarmente cara alla comunità ungherese residente nel capoluogo partenopeo. In occasione della festa nazionale  magiara del 15 marzo che ricorda la guerra d’indipendenza del 1848-49, vi si depone una corona per omaggiare la lapide che raffigura il generale garibaldino ungherese István Türr, primo governatore di Napoli. Quest’anno ricorre anche il 225-esimo anniversario della nascita dello statista István Széchenyi, tra i protagonisti del Risorgimento ungherese. Lo scorso 14 marzo, per il secondo anno consecutivo, la cerimonia si è svolta in presenza del prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone. La commemorazione è poi proseguita presso la sede del Consolato d’Ungheria dove il Console onorario, Andrea Amatucci, nel discorso di saluto ha sottolineato con una punta di orgoglio come l’istituto che presiede è stato fondato ex-novo sotto la sua direzione. Il console ha espresso soddisfazione per l’attività tecnica - svolta in collaborazione con le autorità italiane e magiare - di supporto e di assistenza ai cittadini ungheresi presenti in maniera più o meno permanente sul territorio napoletano, senza tralasciare le iniziative di natura culturale. Quanto a queste ultime il professor Amatucci, riferendosi alla relazione annuale inviata di recente all’Ambasciata d’Ungheria a Roma, ha ricordato che “tutto quello che è stato fatto nell’anno si disperde nel tempo, ma quando lo si concentra in un atto unico elencando tutte le manifestazioni svolte, anche con la partecipazione di personaggi della cultura ungherese, ci si accorge dei notevoli passi in avanti che sono stati fatti”.

Ruolo determinante e imprescindibile nell’organizzazione delle iniziative menzionate è quello dell’”AssociazioneLAPILLI Judith culturale Maria d’Ungheria regina di Napoli” che proprio in questa occasione nella persona della presidente, la dott.ssa  Judith Jámbor, ha ricevuto il “Pro Cultura Hungarica” ovvero la più alta onorificenza che il Ministero della Cultura ungherese conferisce annualmente a chi si distingue nel campo della promozione culturale magiara all’estero. La medaglia è stata consegnata direttamente dal dott. Tamás Heintz primo segretario consolare presso l’Ambasciata d’Ungheria a Roma in rappresentanza delle autorità diplomatiche ungheresi in Italia. Il dott. Heintz ha condiviso con i presenti il piacere di commemorare il “15 marzo” particolarmente a Napoli dove la distanza di quasi duemila chilometri da Budapest è annullata dai legami storici tra Italia e Ungheria. Oltre al generale garibaldino Türr, il segretario ha ribadito come nel 1848 i due paesi erano accomunati dalla lotta contro un nemico comune, quello austriaco, nel nome della libertà e dell’indipendenza.

LAPILLI PreinerOspite delle celebrazioni in onore del ”15 marzo” a Napoli Giovanni Aiello, presidente del ”Centro studi italo-ungherese Árpád” di Reggio Calabria. Il presidente Aiello, che ha formalizzato la donazione di trecento volumi all’associazione presieduta da Judith Jámbor, ha esposto in un intervento l’attività del  centro studi reggino che, come si legge sul sito ufficiale, ”è un ponte che poggia sulle fondamenta della multiculturalità per unire virtualmente due terre lontane”. Il centro Árpád, nato nel 2005 all’interno del Circolo Culturale Agorà, opera nel campo della ricerca. Attraverso una meticolosa consultazione degli archivi ufficiali italiani e ungheresi , lo scopo principale è quello di mantenere viva la memoria storica comune tra Ungheria e la terra di Calabria. Il presidente Aiello ha a tal proposito dimostrato  la non causale somiglianza tra reperti – nella fattispecie fibule a scatola  - rinvenuti nell’area archeologica di Keszthely-Fenékpustza e nella necropoli di Cannarò in provincia di Crotone. Così come è stata passata in rassegna la presenza ungherese in Calabria, risalente ai tempi delle guerre gotiche e arabo-bizantine, fino al periodo di massima contiguità politica in piena epoca medioevale, quando Corigliano Calabro diede i natali a Carlo II d’Ungheria, noto anche con i nomi di Carlo III di Napoli e Carlo di Durazzo. La permanenza delle milizie magiare in queste zone del meridione d’Italia ha pertanto influenzato l’etimo di diversi cognomi che sopravvivono tuttora come Berta, Catona, Manno.  Molto prolifica anche la convegnistica del Centro studi Árpád. A testimoniarlo le numerose conferenze organizzate sia  a Reggio Calabria che in Ungheria  come quelle sulla nuova costituzione ungherese (2012), su Sándor Márai (2008) e sulla Rivoluzione del 1956 (2006). Il centro Árpádè protagonista anche di una serie di iniziative filantropiche sulla scia di un passato di solidarietà che affonda le sue radici nel 1879 quando, come documentato da un appello alla cittadinanza firmato dall’allora prefetto di Reggio Calabria, la popolazione reggina contribuì a raccogliere offerte da inviare a Szeged colpita dalla devastante piena del Tibisco. Nel 2010 l’associazione diretta da Giovanni Aiello ha lanciato una raccolta fondi da destinare alla cittadina ungherese di Devecser contaminata in seguito al grave danneggiamento di una discarica di fanghi rossi.    

Il ricordo del “15 marzo” in Consolato si è concluso con la relazione di Cristiano Preiner, curatore del blog L’Ansa del Danubio e corrispondente per le questioni ungheresi su diversi portali specializzati. Il blogger ha parlato unicamente del conte István Széchenyi, tra i protagonisti del ’48 ungherese eparticolarmente legato a Napoli e alle catacombe di San Gennaro di cui scrisse con ammirazione nei suoi diari giovanili. La relazione su quello che è stato definito “il più grande ungherese”, ha passato in rassegna i numerosi meriti di Széchenyi in un difficile contesto storico di dipendenza politica dall’Impero asburgico e di conseguente sottomissione linguistica e culturale all’area germanofona. Questo aristocratico cosmopolita, amante dei cavalli e dei viaggi, ha lasciato un segno indelebile fondando l’Accademia delle Scienze d’Ungheria, lavorando alla navigabilità del Danubio, “nazionalizzando” la corsa dei cavalli sul modello inglese, promuovendo la costruzione del Ponte delle Catene segno tangibile dell’unione di Buda e Pest. L’eredità politica del conte Széchenyi è la questione più dibattuta, considerata la figura predominante e carismatica del rivale di sempre Lajos Kossuth, il vero rivoluzionario dei moti indipendentisti del 1848. La parabola di Széchenyi, l’uomo che ha il merito di avere risvegliato il sentimento nazionale magiaro attraverso la promozione della lingua ungherese,si chiude con un rammarico atroce. L’essere in parte la causa stessa della reazione asburgica e della sconfitta della rivoluzione per aver dato linfa al risentimento di altre minoranze nazionali - rumene, slave, croate - parimenti animate da ideali patriottici e pertanto esse stesse ostacolo ”naturale” alla causa magiara.

Cristiano Preiner

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