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“Stella in Arte” 21esima edizione nel borgo di Stella Cilento della provincia di Salerno

pittura pitturaA Stella Cilento, a 73 Km da Salerno, da 21 anni, esiste e resiste una rassegna di arte contemporanea intitolata “Stella in Arte”. “Pittura Pittura” questo il nome, dato all’esposizione dal 23 luglio, che continuerà fino al 18 agosto, presso la cappella di Sant’Antonio da Padova, un gioiello del 1600. Del tutto restaurata, conserva intatto il fascino del piccolo scrigno, con, affreschi parzialmente recuperati e l’altare in marmo policromo, sul quale si appoggiano, ben conservate, le statue di Sant’Antonio, San Leonardo, San Pasquale.

Le opere, attaccate al muro, sono sei di numero, per Liberatore Rossano da Maratea (PZ), classe 1969, e 4 per Yan Xu, da Shandong (Cina) classe 1996

Ad iniziare la meritevole opera, 21 anni fa, fu il Maestro di arti pittoriche: Franco Massanova, a cui va tutta l’ammirazione per il suo credere incondizionatamente nell’arte e nel voler legare il nome di Stella Cilento ad una rassegna importante e ricordevole, in un paese di non più di 800 anime, chapeau! Peccato non aver potuto godere di questa sua creatura, che ad oggi, ogni anno, raccoglie intorno a sé pittori e stimatori. A continuare il progetto, però, c’è chi nel suo segno, è instancabile organizzatore, il nome Silvio Massanova ce lo fa amare, perché è suo figlio. Durante gli anni si sono accumulate più di 160 opere contemporanee, doni degli espositori alla rassegna, che andranno ad arricchire in un futuro, ci si augura, non di là da venire, il museo di arte contemporanea, immaginato dall’iniziatore Franco Massanova, per il suo piccolo, grande paese, che già nel nome si eleva nel cielo.

Cristina Tafuri, Professoressa e Critico d’ Arte

Così Cristina Tafuri, citando Croce: “Si è deciso, di presentare due artisti Rossano Liberatore e Yan Xu, in apparente antitesi, che fanno della pittura e dell’arte in genere, come una necessità, come uno stadio della storia ideale dell’umanità, come un modo di espressione prelogica, come qualcosa di necessario, d’inevitabile e di organico. Le arti visive oscillano tra una civiltà meccanica ed elettronica ed una tecnica artistica nel suo giro di accumulo tra sfere intuitive ed intellettive. “Non si pretende”, continua Cristina Tafuri “ un aut, aut, tra questi modi di fare arte, ma di riprendere per la pittura il gesto sciamanico di tornare alla terra in senso metaforico. Tra una proiezione sempre più sistematica verso l’intelligenza artificiale c’è lo spazio non asfittico per chi decide, con un gesto perentorio di esprimersi con il segno, il colore, la luce, l’ombra. Nell’atto del dipingere ci sono impronte di gesti e di movenze anche libidiche, impronte di tutta la gestualità della prassi lavorativa e di tutto il sistema profondo delle pulsioni (Dino Formaggio). Pittura che si esplica sia quando ci accostiamo al visionario figurativo di Yan Xu , sia quando il colore ed il segno sono primari linguaggi lessicali nell’opera di Rossano Liberatore”

Yan Xu s’ispira alla realtà che lo circonda, ossia la pubblicità, la televisione, i mass-media, mentre per Rossano Liberatore, il quadro è un immenso campo di vibrazioni cromatiche. Per l’estrema parsimonia di mezzi e l’essenzialità delle linee, lo si accosta, per certi versi, al pittore terzignese Salvatore Emblema.

E’doveroso aggiungere un grazie sentito, affettuoso ed amicale per la Prof.ssa Cristina Tafuri presente, con le sue preziose analisi, fin dalla prima edizione

 

Angelo D’Amato, Professore e Critico d’Arte

“L’edizione di quest’anno di Stella in Arte mette a confronto due artisti diversi sia per età anagrafica, sia per stili”, dice Angelo D’Amato, “infatti le opere di Rossano Liberatore, tracciano il confine tra apparenza e realtà. Questo dualismo ci catapulta in una dimensione, in cui dire dell’apparenza come qualcosa di effimero, rimanda a considerare la realtà come un’entità concreta che si cela dietro il mondo delle apparenze. Lo sguardo dell’artista cerca i colori, li individua e li accomuna a segni che spesso slabbra oppure cancella per dare alla visione un nuovo statuto in termini di disposizione compositiva. I titoli che Liberatore dà ai suoi dipinti nascono da un chiaro riferimento a delle visioni che si rinnovano continuamente in quanto coadiuvate dalle sensazioni. Con l’artista cinese Yan Xu ci troviamo in presenza di un mondo in continuo mutamento, un universo che ha tutte le caratteristiche di un <ritorno al futuro>. È mondo assolutamente contemporaneo che ingloba ogni particolare paesaggistico, nel tentativo di riprodurre uno spazio ipnotico e ammaliante. C’è, con ogni probabilità il desiderio di riesumare alcuni caratteri del Surrealismo, forse, anche se parlare di sogno è abbastanza anacronistico. Il mondo di Yan Xu è un mondo più che reale, in cui l’uomo è la parte debole, trascinato, suo malgrado, in una dimensione altra, straniante e piacevolmente atemporale”

 

Il taglio del nastro, alla presenza del primo cittadino Francesco Massanova che ha speso parole elogiative e di orgoglio per “Pittura Pittura” di tanti stimatori di arte e di amici, venuti appositamente, anche da 79 km di distanza, ha avuto il sapore delle cose semplici ma buone. La brochure, elegante, in 800 copie e che illustra le opere, la si deve al progetto grafico di Silvio Massanova.

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Per chi ama praticare turismo di prossimità e godere i vantaggi di un viaggio breve, appena fuori paese, discosta e volutamente appartata c’è l’accogliente struttura de “La Roccia” che fa dell’ospitalità informale, senza tralasciare la professionalità, un punto d’onore. Una strada asfaltata di fresco, si allontana dalla camminata, che porta su in montagna e devia, scendendo a valle tra alberi e frescura. Nel fondo, una costruzione ammodernata, ben tenuta, ma che conserva intatto il fascino della vecchia struttura, accoglie come si conviene. Protetta dalla massa imponente del Monte Stella, l’agriturismo “La Roccia” offre, allo sguardo di chi arriva, un’incantevole veduta di tutta la valle sottostante, con Vallo della Lucania, protagonista. La titolare, la Signora Giusi e là che riceve, con la semplicità più ovvia, senza orpelli linguistici, ma già ti riconosce, per aver parlato al telefono, all’atto della prenotazione.

Nel 2008 il padre di suo marito, pensò di rilevare il terreno ed il rudere roccioso, da cui il nome, per la quantità di materiale pietroso ricavato ed usato. Più tardi suo marito, lei ed i figli pensano ad un’attività sul posto a conduzione familiare e così la struttura si correda di un’ampia sala ristorante, di spazi esterni per mangiare al fresco e di una considerevole piscina, uno spaccato di acqua azzurra, circondata da verde incontaminato. Sei sono le stanze, perfettamente climatizzate, pulite, arredate con gusto e con tutti gli accessori che servono ad un buon soggiorno. Anche la cucina si allinea a tutto il resto, il cibo è genuino e si gusta con un piacere in più, sapendo che la materia prima è raccolto della terra. Non manca il forno per le pizze ed il servizio a tavola è porto con grazia, tra l’altro, da personale dell’est. Due vecchi cani, girano mansueti e dormono sdraiati all’ingresso, cotti dal caldo e dall’attesa di visi nuovi che vanno, che vengono perché venire e poi tornare all’agriturismo “La Roccia” è e sarà un piacere.

Maria Serritiello