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Islamici e cattolici: il dialogo parte da Raito

LAPILLI IMG 8502Allah-u-Akbar. Allah è il Sommo. Un’invocazione di profondo rispetto e sottomissione a Dio. L’invito alla preghiera dei musulmani. La professione di un credo religioso che oggi il mondo ha imparato a conoscere, a leggere e a ripetere attribuendo erroneamente ad essa un significato completamente opposto a quello reale. Un’espressione essa stessa violentata, volgarizzata dai media e dalle masse. Inconsapevolmente l’“Allah-u-Akbar” è divenuto un grido di morte.  Il grido che precede il massacro di innocenti per opera di chi appropriandosi di queste parole pensa di poter così legittimare l’odio e il rancore incondizionato verso chi pensa e agisce diversamente. Il terrorismo di matrice islamica semina violenza in nome di Dio in una misura tale da indurre quasi a ritenere che esista un islam radicale ed estremista ed un islam dialogante e moderato. Forse nei fatti è così. Ma questa scissione sembra non trovare spazio nello spirito degli uomini di vera fede, quelli cioè che predicano ed insegnano incessantemente come l’islam sia una religione di pace e come il suo testo sacro, il Corano, non possa che contenere un messaggio di umanità in virtù dell’essere il messaggio di Dio. Il resto è crimine e i terroristi sono assassini che bestemmiano il nome del loro Dio. Predicare questo è un compito arduo, specie in Occidente, ancor più quando le vittime dell’odio sono proprio occidentali. Ci sono allora musulmani come l’imam della moschea campana di San Marcellino, Nasser Hidouri, che lavorano per diffondere conoscenza e cultura del rispetto e ci sono sacerdoti come Don Ciro Giordano, amministratore parrocchiale della Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Raito, che sono pronti ad accogliere simili gesti di apertura.

È così che nascono appuntamenti come quello di sabato scorso, in cui il canto dell’“Allah-u-Akbar”, èLAPILLI IMG 8507 risuonato eccezionalmente in una chiesa, da un pulpito e non da un minareto. L’imam Nasser Hidouri ha accettato l’invito di Don Ciro a condividere un momento di preghiera nella sua parrocchia. “Dio è pietoso e misericordioso” ha detto Don Ciro nell’ intervento di presentazione “e non può compiacersi del fatto che una sua solenne attribuzione possa essere considerata sinonimo di morte”. “Noi vogliamo leggere la storia con gli occhi della spiritualità” ha continuato il sacerdote invitando tutti i fedeli presenti a fare propria una riflessione dell’orientalista francese del XIX secolo, Louis Massignon:”l’islam è una lancia evangelica che da 13 secoli stigmatizza la cristianità e costringe i «privilegiati di Dio» all’eroismo e alla santità”. Proprio l’islam può costituire allora per i cristiani una continua esortazione “ad uscire da noi stessi e ad amarci e ad amare il prossimo come Cristo ha insegnato”.  Significativo è stato l’intervento video di Padre Jihad Youssef, monaco della comunità di Mar Musa in Siria fondata dal gesuita italiano Padre Paolo Dall’Oglio, che pratica il dialogo interreligioso islamo-cristiano nel cuore del mondo arabo, in territori anche direttamente controllati dallo stato islamico (IS). Le parole di Padre Jihad hanno un chiaro intento educativo, volto ad aprire possibili chiusure mentali dovute alla diffidenza o al pregiudizio. “Allah e Dio sono due nomi che si riferiscono alla stessa persona” ha spiegato il monaco siriano “ovvero al Dio creatore”. Dobbiamo imparare “a vedere i musulmani come credenti e non come eretici, così come insegna il Concilio Vaticano II”, sottolinea Jihad Youssef che ricorda i gesti concilianti nei confronti dell’islam degli ultimi tre pontefici: Giovanni Paolo II primo Papa della storia ad entrare in una moschea a Damasco nel 2001, Benedetto XVI e Papa Francesco in preghiera silenziosa nella moschea blu di Istanbul in Turchia rispettivamente nel 2006 e nel 2014.  Il pensiero di Padre Jihad va poi a Maria definita nel Corano come “la donna eletta su tutte le donne del mondo”.

LAPILLI IMG 8506E’ la madre del Cristo, anch’esso riconosciuto dall’islam come profeta, la figura attorno cui ruota la preghiera comune organizzata nella chiesa di Raito nota per essere un luogo di culto mariano. L’angelo che avrebbe rivelato il Corano a Maometto sarebbe lo stesso dell’episodio dell’annunciazione alla Vergine. E’ proprio quest’ultimo il brano evangelico ad essere declamato dal lettore, don Angelo Fiasco, subentrato all’imam sul pulpito.  Se per una sera ai piedi di un altare la preghiera dimostra di poter unire, il messaggio ben più profondo è quello rivolto alle future generazioni ed è riassunto chiaramente dall’imam Nasser Hidouri che invita a considerare “il mondo come un piccolo villaggio nel quale non si può evitare di conoscersi, e poiché conoscersi significa avvicinarsi potremo abbattere la paura e regalare un futuro di pace ai nostri bambini”.

Cristiano Preiner