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dall'Europa

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Un corpo medico europeo per rispondere più in fretta alle emergenze

LAPILLI LOGO Comm. EU ottobre 2013 250Bruxelles, 15 febbraio 2016. L'Unione europea istituisce oggi il corpo medico europeo per fronteggiare le emergenze interne ed esterne attraverso una più rapida mobilitazione di équipe di medici e operatori sanitari e di attrezzature.

Il corpo medico europeo consente agli Stati membri e agli altri paesi europei che partecipano al sistema di mettere a disposizione risorse ed équipe mediche da dispiegare rapidamente prima che un'emergenza sia conclamata, il che assicura una reazione più veloce e prevedibile. Il corpo medico può includere squadre mediche di emergenza, esperti in materia di sanità pubblica e di coordinamento sanitario, laboratori di biosicurezza mobili, aeromobili per l'evacuazione medica e squadre di supporto logistico.

Il Commissario Christos Stylianides, che oggi presiede l'evento inaugurale di alto livello a Bruxelles, ha dichiarato: "Scopo del corpo medico europeo è permettere all'UE di reagire alle crisi sanitarie molto più rapidamente e con maggiore efficienza. Dobbiamo trarre insegnamento dalla risposta all'Ebola, in cui la mobilitazione delle squadre mediche è stata una delle maggiori difficoltà. Ringrazio tutti gli Stati membri che hanno già dato il loro contribuito ed esorto gli altri Stati a partecipare, in modo che l'UE possa far fronte a bisogni crescenti e possa pianificare e preparare meglio i suoi interventi prima dello scoppio di un'emergenza."

Il corpo medico europeo s'iscrive nel quadro della nuova capacità europea di reazione alle emergenze (chiamata anche "pool volontario") del meccanismo di protezione civile dell'Unione europea. Belgio, Repubblica ceca, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Germania, Spagna, Svezia e Paesi Bassi hanno già impegnato squadre e attrezzature da destinare al pool volontario. 

Contesto

Il rapido dispiegamento del personale medico figura tra le maggiori difficoltà riscontrate nella lotta contro l'epidemia di Ebola, insieme ai problemi di ordine logistico e gestionale aggravati dall'insufficiente prontezza d'intervento. Ciò ha spinto la Germania e la Francia, alla fine del 2014, a proporre l'iniziativa dei "Caschi bianchi", che ha posto le basi per la costituzione del corpo medico europeo, attualmente parte integrante della capacità europea di reazione alle emergenze.

Il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea facilita la cooperazione nella reazione alle catastrofi tra 33 Stati europei (i 28 Stati membri dell'UE, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, l'Islanda, il Montenegro, la Norvegia e la Serbia). La Turchia è in procinto di aderire al meccanismo. I paesi partecipanti mettono in comune le risorse disponibili a beneficio di paesi colpiti da catastrofi in tutto il mondo. Quando viene attivato, il meccanismo coordina il dispiego di assistenza all'interno e al di fuori dell'Unione europea. Il meccanismo è gestito dalla Commissione europea tramite il centro di coordinamento della risposta alle emergenze.

La capacità europea di reazione alle emergenze ("pool volontario"), creata nel 2014 perché l'UE fosse più preparata all'insorgenza di catastrofi e maggiormente in grado di reagire, mette in comune una serie di attrezzature e di squadre di soccorso preimpegnate da dispiegare in operazioni di risposta alle emergenze in tutto il mondo.

Il corpo medico europeo sarà inoltre il contributo dell'Europa alla task force istituita sotto l'egida dall'Organizzazione mondiale della sanità per rispondere alle emergenze sanitarie internazionali. 

For more information:

MEMO/16/276- EU launches new European Medical Corps to respond faster to emergencies

IP/16/263

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Agenda europea sulla migrazione: Relazioni della Commissione sui progressi compiuti in Grecia, Italia e nei Balcani occidentali

Agenda europea sulla migrazione: Relazioni della Commissione sui progressi compiuti in Grecia, Italia e nei Balcani occidentali

LAPILLI LOGO Comm. EU ottobre 2013 250Bruxelles,  10 febbraio 2016. Oggi la Commissione ha riferito in merito ai progressi compiuti nell'attuazione delle misure per affrontare la crisi dei rifugiati e dei migranti in Italia, in Grecia e lungo la rotta dei Balcani occidentali. L'Agenda europea sulla migrazione, presentata nel maggio 2015, contiene una serie di misure volte ad affrontare la crisi migratoria. In settembre, la Commissione ha selezionato le azioni prioritarie da attuare immediatamente nel quadro dell'agenda. La valutazione odierna riguarda i progressi compiuti sui punti di crisi e sul meccanismo di ricollocazione in Italia e in Grecia e le misure varate per attuare gli impegni assunti nella dichiarazione della riunione dei leader dei paesi sulla rotta dei Balcani occidentali nell'ottobre 2015.

Progressi realizzati in Grecia e in Italia

Squadre specializzate della Commissione hanno lavorato per mesi sul campo a fianco delle autorità greche e italiane per approntare i punti di crisi e accelerare e rafforzare in maniera significativa le procedure per lo screening, l'identificazione e il rilevamento delle impronte digitali dei migranti e così agevolarne la ricollocazione. Tali squadre di sostegno per la gestione della migrazione operano in strutture specializzate e sono operative 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana.

Grecia

La realizzazione dei cinque punti di crisi individuati nelle isole dell'Egeo (Lesbo, Chios, Samo, Leros e Kos) è stata lenta, in parte a causa della necessità di costruirli ex novo e delle carenze infrastrutturali, di personale e di coordinamento. Solo uno dei punti di crisi è attualmente pienamente operativo (a Lesbo). Sono in corso i lavori in altre strutture. Il governo greco ha chiesto sostegno all'esercito greco per rientrare nella data di scadenza prevista (metà febbraio). Nel frattempo, l'identificazione e la registrazione vengono già effettuate in strutture temporanee, dove possibile. Le autorità greche stanno apportando miglioramenti al funzionamento dei punti di crisi e hanno finalizzato le procedure operative standard e le nuove procedure di sbarco, istituendo collegamenti diretti verso i punti di crisi per le persone che sbarcano sulle isole. Frontex ha istituito pattuglie costiere a Lesbo, Chios e Samos, ottenendo risultati positivi.

La percentuale di rilevamento delle impronte digitali dei migranti è aumentata significativamente, passando dall'8% nel settembre 2015 al 78% nel gennaio 2016. Una volta pienamente operativi, i punti di crisi in Grecia dovrebbero avere la capacità di rilevare le impronte digitali di circa 11 000 persone al giorno, una cifra ben superiore alla media di arrivi giornalieri di gennaio. Frontex ha inviato sulle isole esperti di alto livello specializzati in falsi documentali al fine di individuare documenti falsi.

La ricollocazione dalla Grecia di 66 400 persone che hanno bisogno di protezione internazionale, ai sensi degli accordi tra Stati membri, è partita con estrema lentezza, e fino ad oggi si sono registrate appena 218 ricollocazioni. Solo 15 Stati membri hanno dato la loro disponibilità alla Grecia per un totale di 1081 posti, mentre 16 Stati membri hanno nominato ufficiali di collegamento per coadiuvare il processo sul campo. Le autorità greche stanno migliorando le proprie capacità di registrazione e hanno aperto un secondo ufficio a Samos, dove ora funzionano infrastrutture di alloggio e trasferimento, con il sostegno dell'OIM e dell'UNHCR. Nel dicembre 2015 la Commissione ha approvato un programma di 80 milioni di euro per sostenere la capacità di accoglienza in Grecia, che prevede tra l'altro una rete di accoglienza di richiedenti asilo per 20 000 posti gestita dall'UNHCR, nonché sostegni alla creazione di 7 000 posti presso i punti di crisi. Nell'ambito di tale programma sono attualmente disponibili 16 400 posti. In aggiunta ai 7 181 posti attualmente disponibili in strutture provvisorie o a lungo termine sulle isole dell'Egeo orientale, la Grecia dispone di 10 447 posti di accoglienza sul continente. Pertanto, il numero totale di posti di accoglienza in Grecia ammonta al momento a 17 628. Tuttavia vi è ancora una carenza di 12 342 posti rispetto ai 50 000 per i quali la Grecia si era impegnata nell'ottobre 2015.

Dall'inizio del 2015, la Grecia ha effettuato 16 131 rimpatri forzati e 3 460 rimpatri volontari assistiti di migranti per motivi economici che non avevano diritto a ottenere asilo in Europa. Ciò rimane insufficiente alla luce degli oltre 800 000 arrivi del 2015.

Italia

La prevista entrata in funzione di sei punti di crisi individuati dalle autorità italiane (a Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle/Villa Sikania, Trapani, Augusta e Taranto) ha subito rallentamenti, in parte a causa della necessità di costruirli ex novo e di carenze a livello di infrastrutture, personale e coordinamento. Due punti di crisi sono pienamente operativi (a Lampedusa e a Pozzallo), mentre un terzo (Trapani) sarà pienamente operativo una volta terminati i lavori di ristrutturazione. Urgenti lavori sono in corso di ultimazione a Taranto. I piani per i punti di crisi ad Augusta e Porto Empedocle/Villa Sikania non sono ancora stati finalizzati; una decisione per questi ultimi è essenziale alla luce del probabile aumento dei flussi migratori durante il periodo estivo.

I due punti di crisi operativi (Lampedusa e Pozzallo) hanno raggiunto una quota di rilevamento delle impronte digitali del 100% per gli sbarchi più recenti. La percentuale di rilevamento delle impronte digitali dei migranti è aumentata significativamente, passando dal 36% nel settembre 2015 all'87% nel gennaio 2016. Una volta pienamente operativi ed equipaggiati, i punti di crisi in Italia dovrebbero avere la capacità di rilevare le impronte digitali di circa 2 160 persone al giorno, una cifra ben superiore alla media di arrivi giornalieri di gennaio.

Nonostante sia iniziata qualche settimana prima che in Grecia, la ricollocazione dall'Italia procede tuttora a un ritmo di gran lunga inferiore a quello necessario per conseguire l'obiettivo generale di trasferire in due anni 39 600 persone bisognose di protezione internazionale. In totale ad oggi sono stati ricollocati 279 richiedenti asilo, mentre sono state trasmesse ad altri Stati membri 200 richieste di ricollocazione in sospeso. Fino ad oggi solo 15 Stati membri hanno reso disponibili posti per la ricollocazione, impegnandosi ad accogliere 966 persone, mentre 20 Stati membri hanno nominato ufficiali di collegamento per coadiuvare il processo sul campo. Questa bassa percentuale è dovuta in gran parte al fatto che fra i migranti giunti in Italia pochi sono ammissibili alla ricollocazione.

Nel 2015 l'Italia ha effettuato più di 14 000 rimpatri forzati di persone che non avevano diritto all'asilo e nell'ambito di Frontex ha partecipato a 11 voli di rimpatrio congiunti di richiedenti asilo respinti provenienti da altri Stati membri. Ciò rimane insufficiente alla luce degli oltre 160 000 arrivi del 2015.

Il sistema di accoglienza italiano è già largamente sufficiente per le esigenze del sistema d'asilo italiano, e sono già state individuate strutture dedicate per le persone da ricollocare. Vi sono invece evidenti e gravi lacune per quanto riguarda gli alloggi pre allontanamento: sono infatti disponibili solo 420 posti rispetto ai 1252 previsti dalla tabella di marcia sottoposta alla Commissione.

Ieri, inoltre, la Commissione ha adottato una decisione che modifica il programma dei fondi strutturali 2007-2013 "Sicurezza per lo sviluppo" in Italia, riorientando fondi fino a 124 milioni di euro a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale per cofinanziare le misure intraprese dall'Italia per il salvataggio dei migranti in mare.

Progressi compiuti sulla rotta dei Balcani occidentali

L'afflusso senza precedenti di profughi e migranti iniziato alla fine dell'estate del 2015 e intensificatosi in autunno ha messo la rotta dei Balcani occidentali al centro della sfida con cui si sta confrontando l'Europa, con quasi 880 000 persone passate nel 2015 dalla Turchia in Grecia, la maggior parte delle quali ha successivamente attraversato i Balcani occidentali per dirigersi verso l'Europa centrale e settentrionale.

Il presidente Juncker ha deciso di convocare, il 25 ottobre 2015, una riunione di vertice sui flussi di profughi lungo la rotta dei Balcani occidentali, e ha mediato un accordo su un programma in 17 punti volto a conseguire una circolazione graduale, controllata e ordinata delle persone lungo la rotta dei Balcani occidentali. Tra i temi principali vi sono i controlli alle frontiere, la capacità di accoglienza e la gestione dei flussi migratori a livello del gruppo di paesi che negli ultimi mesi ha registrato la più alta pressione immigratoria.

la Commissione ha organizzato una serie di riunioni settimanali per monitorare il piano in 17 punti concordato in occasione della riunione di vertice sui flussi di profughi lungo la rotta dei Balcani occidentali ospitata dal presidente Juncker. In un momento in cui il dialogo si era quasi completamente interrotto, tale coordinamento è stato essenziale per ridurre il rischio che alcuni paesi adottassero inaspettatamente iniziative foriere di conseguenze per altri paesi. È stato adottato uno strumento comune per lo scambio di informazioni, insieme a un nuovo approccio per la cooperazione e il coordinamento tra i paesi situati sulla rotta. Attualmente è in corso un ampio scambio di informazioni tra comandanti delle forze di polizia sulle strategie e pratiche attuate alle frontiere; inoltre sono state rafforzate la comunicazione e la cooperazione tra autorità di frontiera.

Malgrado ciò è spesso avvenuto che un paese prendesse unilateralmente decisioni che hanno sortito un effetto domino sui paesi a monte della rotta. Oggi il ripristino di una gestione ordinata delle frontiere sulla rotta Mediterraneo orientale/Balcani occidentali rappresenta la priorità assoluta per l'Unione europea. Cosa ancora più importante, tutti gli Stati membri devono impegnarsi a porre fine all'atteggiamento permissivo nei confronti di chi intende chiedere asilo in uno Stato diverso e insistere sull'applicazione delle norme dell'UE in materia di asilo e di gestione delle frontiere. Le persone che arrivano nell'Unione europea devono sapere che se hanno bisogno di protezione la riceveranno, ma non spetta a loro decidere dove ciò avverrà all'interno dell'Unione europea. Se non hanno diritto alla protezione, saranno rimpatriati, nel pieno rispetto del principio di non respingimento.

Per quanto riguarda la gestione delle frontiere, dopo l'accordo del 3 dicembre per un piano operativo con Frontex l'Agenzia fornisce assistenza per la registrazione presso la frontiera tra la Grecia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Tale impegno deve ora essere intensificato per sfruttarne al massimo le potenzialità. Sebbene non sia possibile realizzare un'operazione congiunta di Frontex direttamente all'interno dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, sono attualmente in fase di preparazione modalità alternative di assistenza FRONTEX. Qualsiasi ulteriore misure adottata nel settore nord di tale frontiera deve essere applicata all'interno di un quadro UE.

Serbia, Slovenia, Croazia e Grecia hanno attivato il meccanismo unionale di protezione civile, chiedendo che altri paesi inviino risorse per affrontare l'emergenza umanitaria che i loro territori si trovano a fronteggiare. 15 Stati hanno offerto assistenza sotto forma di tende, articoli per il pernottamento, dispositivi di protezione personale, riscaldamento, illuminazione e generatori di elettricità. Tuttavia molte richieste di assistenza non hanno ancora avuto risposta.

I paesi che si trovano sulla rotta hanno concordato di creare 50 000 nuovi posti in accoglienza. Ma la capacità attuale è ancora al di sotto di tale obiettivo: attualmente circa la metà soltanto di tali posti è infatti già disponibile o in corso di realizzazione. I paesi che hanno partecipato alla riunione dei leader dei Balcani occidentali ora devono accelerare con urgenza la messa a disposizione di strutture di accoglienza.

Contesto

Da tempo la Commissione europea si adopera per dare una risposta europea coerente e coordinata alla questione dei rifugiati e della migrazione.

Nell'assumere l'incarico di Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha affidato a un Commissario con competenza speciale per la Migrazione – Dimitris Avramopoulos – l'incarico di elaborare in cooperazione con altri Commissari, coordinati dal primo Vicepresidente Frans Timmermans, una nuova politica di migrazione: è questa una delle dieci priorità dei suoi orientamenti politici.

Il 13 maggio 2015 la Commissione europea ha presentato l'agenda europea sulla migrazione, che sancisce un approccio globale per migliorare la gestione della migrazione in tutti i suoi aspetti.

Sono già stati adottati tre pacchetti di attuazione dell'agenda, rispettivamente il 27 maggio, il 9 settembre 2015 e il 15 dicembre 2015.

Per ulteriori informazioni

Comunicazione sullo stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione

SCHEDA INFORMATIVA: Gestire la crisi dei rifugiati — Grecia: Relazione sullo stato dei lavori

SCHEDA INFORMATIVA: Gestire la crisi dei rifugiati — Italia: Relazione sullo stato dei lavori

SCHEDA INFORMATIVA: Gestire la crisi dei rifugiati — rotta dei Balcani occidentali: Relazione sullo stato dei lavori

Relazione sullo stato dei lavori dell'attuazione dei punti di crisi in Grecia

Relazione sullo stato dei lavori dell'attuazione dei punti di crisi in Italia

Relazione sullo stato dei lavori del follow-up alla riunione sui flussi di profughi lungo la rotta dei Balcani occidentali

Agenda europea sulla migrazione

Comunicazione del 23 settembre 2015: Gestire la crisi dei rifugiati: misure operative, finanziarie e giuridiche immediate nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione

Comunicazione del 14 ottobre 2015: Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione

Comunicazione del 15 dicembre: Una guardia costiera e di frontiera europea e una gestione efficace delle frontiere esterne dell'Europa

Dichiarazione della riunione dei leader dei Balcani occidentali

IP/16/269

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